Tassazione dei capitali, dal 1 Luglio scatta la tassazione al 26%. Tre danni e tre proposte alternative.
È ormai alle porte e scatterà dal 1 luglio l’aumento dell’aliquota fiscale sulle rendite finanziarie dal 20 al 26%, che colpirà tutti gli strumenti finanziari a eccezione dei titoli di Stato ed equiparabili.
Una misura pensata dal governo per finanziare il taglio dell’Irap e il famoso bonus di 80 euro annui nella busta paga dei lavoratori dipendenti, ma che, aggiungendosi alla Tobin Tax e alle altre gabelle che gravano il risparmio degli italiani, rischia di non raggiungere gli obiettivi che si è prefissata. Saverio Berlinzani, presidente di Aprimef (associazione nata da pochi mesi a tutela dei piccoli risparmiatori) spiega quali sono gli errori del nostro sistema fiscale.
1- I RISPARMIATORI PAGANO AL POSTO DEGLI SPECULATORI
I piccoli risparmiatori e i piccoli investitori, secondo Berlinzani, non sono da confondere con i grandi speculatori, anche se ciò non è così ovvio per l’opinione pubblica. «La Tobin Tax, per esempio colpisce gli ultimi anelli della catena, ma non gli speculatori. Tassando le operazioni di chi opera di rado, ma lasciando intatte le operazioni aperte e chiuse nell’arco dello stesso giorno, da un lato non impediscono le operazioni speculative, dall’altro fanno uscire dal mercato i più piccoli, rendendolo manipolabile da pochi grandi. Ovvero da coloro che possono permettersi di spostare la sede fiscale altrove, eludendo le tasse, mentre ad esempio i fondi pensione, che fanno poche operazioni all’anno, si trovano in svantaggio», commenta il presidente di Aprimef.
2- L’OBBIETTIVO FISCALE NON ÈRAGGIUNTO
«La Tobin Tax» prosegue Berlinzani « è stata un fallimento. Avendo provocato una riduzione del 30% nei volumi di scambio sui mercati interessati, il gettito fiscale generato è stato di 280 milioni – esclusi gli effetti negativi legati a licenziamenti avvenuti in società danneggiate, e al conseguente calo del gettito Irpef, segnalati anche dalla Corte dei Conti – a fronte del miliardo atteso. L’aumento dell’aliquota al 26% sulle rendite finanziarie rischia la stessa fine: i volumi di investimento diminuiranno, e i 2,6 miliardi di raccolra fiscale prevista non saranno raggiunti. Senza contare che la svalutazione dei risparmi si tradurrà in calo dei consumi, con effetti negativi sul Pil».
3- GRAVE DISTORSIONE SUI MERCATI FINANZIARI
La tassazione al 26% delle rendite finanziarie non colpisce i titoli di Stato, il che presumibilmente porterà un investitore a scegliere, a parità di rendimento, lo strumento meno tassato. Tra un bond societario e uno di Stato (anche estero) tassato ancora al 12,5%, probabilmente si sceglierà il secondo, creando un grave calo nei volumi di scambio degli altri mercati. «Inoltre non c’è nulla di più mobile del denaro: chi potrà permetterselo porterà all’estero i suoi investimenti, mentre i piccoli, non potendo farlo, come al solito subiranno il colpo» aggiunge Berlinzani.
Una misura pensata dal governo per finanziare il taglio dell’Irap e il famoso bonus di 80 euro annui nella busta paga dei lavoratori dipendenti, ma che, aggiungendosi alla Tobin Tax e alle altre gabelle che gravano il risparmio degli italiani, rischia di non raggiungere gli obiettivi che si è prefissata. Saverio Berlinzani, presidente di Aprimef (associazione nata da pochi mesi a tutela dei piccoli risparmiatori) spiega quali sono gli errori del nostro sistema fiscale.
1- I RISPARMIATORI PAGANO AL POSTO DEGLI SPECULATORI
I piccoli risparmiatori e i piccoli investitori, secondo Berlinzani, non sono da confondere con i grandi speculatori, anche se ciò non è così ovvio per l’opinione pubblica. «La Tobin Tax, per esempio colpisce gli ultimi anelli della catena, ma non gli speculatori. Tassando le operazioni di chi opera di rado, ma lasciando intatte le operazioni aperte e chiuse nell’arco dello stesso giorno, da un lato non impediscono le operazioni speculative, dall’altro fanno uscire dal mercato i più piccoli, rendendolo manipolabile da pochi grandi. Ovvero da coloro che possono permettersi di spostare la sede fiscale altrove, eludendo le tasse, mentre ad esempio i fondi pensione, che fanno poche operazioni all’anno, si trovano in svantaggio», commenta il presidente di Aprimef.
2- L’OBBIETTIVO FISCALE NON ÈRAGGIUNTO
«La Tobin Tax» prosegue Berlinzani « è stata un fallimento. Avendo provocato una riduzione del 30% nei volumi di scambio sui mercati interessati, il gettito fiscale generato è stato di 280 milioni – esclusi gli effetti negativi legati a licenziamenti avvenuti in società danneggiate, e al conseguente calo del gettito Irpef, segnalati anche dalla Corte dei Conti – a fronte del miliardo atteso. L’aumento dell’aliquota al 26% sulle rendite finanziarie rischia la stessa fine: i volumi di investimento diminuiranno, e i 2,6 miliardi di raccolra fiscale prevista non saranno raggiunti. Senza contare che la svalutazione dei risparmi si tradurrà in calo dei consumi, con effetti negativi sul Pil».
3- GRAVE DISTORSIONE SUI MERCATI FINANZIARI
La tassazione al 26% delle rendite finanziarie non colpisce i titoli di Stato, il che presumibilmente porterà un investitore a scegliere, a parità di rendimento, lo strumento meno tassato. Tra un bond societario e uno di Stato (anche estero) tassato ancora al 12,5%, probabilmente si sceglierà il secondo, creando un grave calo nei volumi di scambio degli altri mercati. «Inoltre non c’è nulla di più mobile del denaro: chi potrà permetterselo porterà all’estero i suoi investimenti, mentre i piccoli, non potendo farlo, come al solito subiranno il colpo» aggiunge Berlinzani.