TFR, novità: tra le novità fiscali 2015 ecco quella relativa al TFR ovvero quella di trasferire il 50% in busta paga. Quali sono gli svantaggi per imprese ma anche per i lavoratori?
Tra le novità fiscali 2015 allo studio del Governo potrebbe essercene anche una relativa al TFR, nella Legge di Stabilità 2015, ovvero quella di trasferire il 50% nella busta paga, con aumento della stessa di circa il 3,5%.
Detta così potrebbe essere una proposta interessante, ma sindacati e imprese lanciano già l'allarme, bocciando l'ipotesi. Perché?
TFR in busta paga: gli svantaggi
Perché le aziende sono contrarie alla proposta? Per un evidente problema di liquidità, relativo soprattutto alle imprese con meno di 50 dipendenti, che attualmente usano il TFR per l'autofinanziamento (si stima che le PMI verrebbero private di circa 11 miliardi).
Trasferendo il 50% del TFR in busta paga le imprese, in un momento di forte crisi, dovrebbero mettere mano al portafogli, acuendo quelle difficoltà dovute anche all'insufficiente credito erogato loro dalle banche e ai mancati pagamenti della PA.
In sintesi il trasferimento del TFR nella busta paga dei lavoratori si traduce in un aumento salariale a carico delle aziende.
Il Centro studi di Unimpresa ha stimato che per le PMI sono a rischio ben 5,5 miliardi di euro di liquidità.
Nonostante ciò, l'ipotesi andrebbe a discapito anche dei lavoratori stessi, che dovrebbero pagare per il TFR una tassazione con le stesse aliquote applicate al reddito.
Il vantaggio lo avrebbe lo Stato perché sarebbe tassata sin da subito tutta quella liquidità altrimenti tassata alla fine del rapporto di lavoro con un evidente aumento di gettito fiscale.
Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, ha definito la proposta contraria al rilancio dei consumi (così come è stato per gli 80 euro). Al contrario, sarebbe necessaria:
"maggiore incisività sul versante della riduzione del cuneo fiscale, specie per quanto riguarda il peso dei tributi sulle aziende che, con meno tasse da pagare, tornerebbero a investire e a creare occupazione. Invece il governo sembra andare nella direzione opposta, togliendo all'improvviso una importante fonte di liquidità per le imprese più piccole, spina dorsale dell'economia italiana. Ci sembra una ingiusta punizione per gli imprenditori".
Detta così potrebbe essere una proposta interessante, ma sindacati e imprese lanciano già l'allarme, bocciando l'ipotesi. Perché?
TFR in busta paga: gli svantaggi
Perché le aziende sono contrarie alla proposta? Per un evidente problema di liquidità, relativo soprattutto alle imprese con meno di 50 dipendenti, che attualmente usano il TFR per l'autofinanziamento (si stima che le PMI verrebbero private di circa 11 miliardi).
Trasferendo il 50% del TFR in busta paga le imprese, in un momento di forte crisi, dovrebbero mettere mano al portafogli, acuendo quelle difficoltà dovute anche all'insufficiente credito erogato loro dalle banche e ai mancati pagamenti della PA.
In sintesi il trasferimento del TFR nella busta paga dei lavoratori si traduce in un aumento salariale a carico delle aziende.
Il Centro studi di Unimpresa ha stimato che per le PMI sono a rischio ben 5,5 miliardi di euro di liquidità.
Nonostante ciò, l'ipotesi andrebbe a discapito anche dei lavoratori stessi, che dovrebbero pagare per il TFR una tassazione con le stesse aliquote applicate al reddito.
Il vantaggio lo avrebbe lo Stato perché sarebbe tassata sin da subito tutta quella liquidità altrimenti tassata alla fine del rapporto di lavoro con un evidente aumento di gettito fiscale.
Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, ha definito la proposta contraria al rilancio dei consumi (così come è stato per gli 80 euro). Al contrario, sarebbe necessaria:
"maggiore incisività sul versante della riduzione del cuneo fiscale, specie per quanto riguarda il peso dei tributi sulle aziende che, con meno tasse da pagare, tornerebbero a investire e a creare occupazione. Invece il governo sembra andare nella direzione opposta, togliendo all'improvviso una importante fonte di liquidità per le imprese più piccole, spina dorsale dell'economia italiana. Ci sembra una ingiusta punizione per gli imprenditori".
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