Dopo le elezioni europee c'è L'ERF.
Dopo le elezioni europee arriva l'ERF. Non bastava dunque il MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, e neppure il Fiscal Compact, o meglio il pareggio di bilancio, che trasforma in una leva costituzionale bastevole a giustificare qualunque tipo di provvedimento che il governo di turno decida di calare sulle teste degli Italiani. Chi sono i responsabili del Pareggio di Bilancio in costituzione? Il PDL e Lega Nord al Governo (vedi video in fondo pagina), con il disegno di legge costituzionale n°4620 del 2011 firmato dallo stesso Berlusconi, Bossi, Calderoli e Tremonti, poi diventato legge costituzionale con il Governo Monti e con i voti di tutti i partiti, compreso di quelli oggi NO EURO, oltre alla stessa Lega con Salvini anche Fratelli d'Italia ex PDL nel 2011.
DAL TRATTATO DI MAASTRICHT AL FISCAL COMPACT oltretutto non obbligatorio per restare nell'UE (vedi Regno Unito e Repubblica Ceca) e che il M5S intende abolire così come risulta dal suo programma europeo consultabile on line.
Il “vecchio” Trattato di Maastricht, firmato nel 1992 e ribadito da quello di Lisbona entrato in vigore nel 2009, prevedevano essenzialmente la possibilità dell’indebitamento massimo del 3% rispetto al rapporto con il PIL e il contenimento del debito non oltre il 60%, sempre secondo l’indicatore della crescita. Successivamente si sono voluti irrigidire ulteriormente questi criteri di convergenza, introducendo il Trattato sulla Stabilità, meglio conosciuto come Fiscal Compact, dove veniva introdotto il principio del pareggio di bilancio, quindi l'impossibilità per uno Stato membro di ricorrere all’indebitamento e sostenere spesa pubblica a deficit, inserendo appunto il vincolo anche nel dettame costituzionale, e una metodologia precisa e pianificata per il rientro delle eccedenze delle porzioni di debito pubblico superiori al citato 60% nel limite temporale di venti anni (i famosi 50 miliardi circa ogni anno).
LA SORPRESINA POST ELETTORALE cioè l'ERF (L’European Redemption Found).
Visto che si prevede che nessuno riuscirà a soddisfare il Fiscal Compact, allora la Commissione Europea hanno ideato l'ERF:
L’European redemption fund (ERF) farebbe confluire l’importo dei vari debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL in un apposito fondo; l’Erf verrebbe garantito dagli Stati nazionali membri, attraverso i loro asset pubblici e da almeno una percentuale di tasse riscosse a livello nazionale. Tale fondo, poi, emetterebbe Bonds europei caratterizzati da una rigorosa scadenza di 20, massimo 25 anni.
In questo lasso di tempo, tutti gli Stati aderenti avrebbero, inoltre, l’obbligo di portare il proprio rapporto debito/PIL al 60%. Ci troviamo di fronte, quindi, ad un fondo la cui esistenza è temporaneamente limitata e che comunque deve essere completamente rimborsato dagli Stati membri alla fine della sua durata.
Da questa soluzione (che non implicherebbe la riformulazione dei Trattati esistenti o la scrittura di nuovi, ma che può essere concretizzata mediante semplici intese) Paesi come l’Italia dovrebbero ricevere il vantaggio di pagare nel complesso interessi sul debito relativamente bassi, mentre Paesi come la Germania dovrebbero sopportare costi maggiori rispetto agli attuali per finanziare interamente il relativo debito.
Cosa sono e a cosa servono gli Eurobond? Cosa comporterebbe l’unificazione del debito europeo (proposta dal M5S)? Che differenza c’è tra ERF ed Eurobond?
Gli Eurobonds dovrebbero essere titoli emessi dall’Unione Europea per conto di tutti gli Stati membri e dovrebbero nel tempo sostituirsi al debito dei singoli stati fino ad unificarli in un unico debito europeo. Sarebbero quindi implicitamente garantiti dai membri accreditati di maggiore solidità (come Germania, Olanda, Finlandia ecc.) con l’effetto di diluire il rischio di insolvenza degli stati in crisi (come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia).
Poichè gli Eurobonds annegherebbero le difficoltà debitorie degli stati in crisi nel contesto -molto più favorevole- dell’intera Unione, il premio al rischio richiesto dai mercati (e quindi il costo di rifinanziamento del debito) sarebbe molto più basso, agevolandone il risanamento.
Unificazione del debito
Anche in Europa l’unificazione del debito negli Stability Bonds richiederebbe che (almeno in parte) la sovranità fiscale fosse sottratta ai singoli stati e trasferita ad un governo federale, che possa redistribuire le risorse tra i suoi membri. La creazione degli Stability Bonds sarebbe quindi un’indicazione molto forte che anche l’Europa si avvia verso l’unificazione fiscale e, in prospettiva, anche politica.
Il motivo per cui i governi europei non sono riusciti a trovare un accordo sugli Eurobonds è che la Germania osteggia una soluzione federale (che i tedeschi chiamano transfer union): la Germania teme infatti di dover pagare per tutti.
Differenza tra i due strumenti
Gli Stability Bonds hanno l’obiettivo di riportare il problema della gestione del debito pubblico ad una dimensione europea, garantendo a tutti i paesi membri i vantaggi di una minore rischiosità collettiva e governando questo processo centralmente, attraverso il rafforzamento di istituzioni federali.
Il Redemption Fund si pone invece un obiettivo molto diverso e limitato: quello di ridurre forzosamente il debito, lasciando però l’onere dell’aggiustamento sulle spalle di ciascun singolo paese, senza alcun trasferimento di sovranità fiscale ad un governo federale.
Dietro alle due proposte vi sono quindi due filosofie molto differenti e due diverse visioni dell’Europa: dall'esito delle elezioni europee, potremo forse dedurre quale sarà il futuro dell’Unione Europea e della Moneta Unica.
DAL TRATTATO DI MAASTRICHT AL FISCAL COMPACT oltretutto non obbligatorio per restare nell'UE (vedi Regno Unito e Repubblica Ceca) e che il M5S intende abolire così come risulta dal suo programma europeo consultabile on line.
Il “vecchio” Trattato di Maastricht, firmato nel 1992 e ribadito da quello di Lisbona entrato in vigore nel 2009, prevedevano essenzialmente la possibilità dell’indebitamento massimo del 3% rispetto al rapporto con il PIL e il contenimento del debito non oltre il 60%, sempre secondo l’indicatore della crescita. Successivamente si sono voluti irrigidire ulteriormente questi criteri di convergenza, introducendo il Trattato sulla Stabilità, meglio conosciuto come Fiscal Compact, dove veniva introdotto il principio del pareggio di bilancio, quindi l'impossibilità per uno Stato membro di ricorrere all’indebitamento e sostenere spesa pubblica a deficit, inserendo appunto il vincolo anche nel dettame costituzionale, e una metodologia precisa e pianificata per il rientro delle eccedenze delle porzioni di debito pubblico superiori al citato 60% nel limite temporale di venti anni (i famosi 50 miliardi circa ogni anno).
LA SORPRESINA POST ELETTORALE cioè l'ERF (L’European Redemption Found).
Visto che si prevede che nessuno riuscirà a soddisfare il Fiscal Compact, allora la Commissione Europea hanno ideato l'ERF:
L’European redemption fund (ERF) farebbe confluire l’importo dei vari debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona per la parte eccedente il 60% del PIL in un apposito fondo; l’Erf verrebbe garantito dagli Stati nazionali membri, attraverso i loro asset pubblici e da almeno una percentuale di tasse riscosse a livello nazionale. Tale fondo, poi, emetterebbe Bonds europei caratterizzati da una rigorosa scadenza di 20, massimo 25 anni.
In questo lasso di tempo, tutti gli Stati aderenti avrebbero, inoltre, l’obbligo di portare il proprio rapporto debito/PIL al 60%. Ci troviamo di fronte, quindi, ad un fondo la cui esistenza è temporaneamente limitata e che comunque deve essere completamente rimborsato dagli Stati membri alla fine della sua durata.
Da questa soluzione (che non implicherebbe la riformulazione dei Trattati esistenti o la scrittura di nuovi, ma che può essere concretizzata mediante semplici intese) Paesi come l’Italia dovrebbero ricevere il vantaggio di pagare nel complesso interessi sul debito relativamente bassi, mentre Paesi come la Germania dovrebbero sopportare costi maggiori rispetto agli attuali per finanziare interamente il relativo debito.
Cosa sono e a cosa servono gli Eurobond? Cosa comporterebbe l’unificazione del debito europeo (proposta dal M5S)? Che differenza c’è tra ERF ed Eurobond?
Gli Eurobonds dovrebbero essere titoli emessi dall’Unione Europea per conto di tutti gli Stati membri e dovrebbero nel tempo sostituirsi al debito dei singoli stati fino ad unificarli in un unico debito europeo. Sarebbero quindi implicitamente garantiti dai membri accreditati di maggiore solidità (come Germania, Olanda, Finlandia ecc.) con l’effetto di diluire il rischio di insolvenza degli stati in crisi (come Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Italia).
Poichè gli Eurobonds annegherebbero le difficoltà debitorie degli stati in crisi nel contesto -molto più favorevole- dell’intera Unione, il premio al rischio richiesto dai mercati (e quindi il costo di rifinanziamento del debito) sarebbe molto più basso, agevolandone il risanamento.
Unificazione del debito
Anche in Europa l’unificazione del debito negli Stability Bonds richiederebbe che (almeno in parte) la sovranità fiscale fosse sottratta ai singoli stati e trasferita ad un governo federale, che possa redistribuire le risorse tra i suoi membri. La creazione degli Stability Bonds sarebbe quindi un’indicazione molto forte che anche l’Europa si avvia verso l’unificazione fiscale e, in prospettiva, anche politica.
Il motivo per cui i governi europei non sono riusciti a trovare un accordo sugli Eurobonds è che la Germania osteggia una soluzione federale (che i tedeschi chiamano transfer union): la Germania teme infatti di dover pagare per tutti.
Differenza tra i due strumenti
Gli Stability Bonds hanno l’obiettivo di riportare il problema della gestione del debito pubblico ad una dimensione europea, garantendo a tutti i paesi membri i vantaggi di una minore rischiosità collettiva e governando questo processo centralmente, attraverso il rafforzamento di istituzioni federali.
Il Redemption Fund si pone invece un obiettivo molto diverso e limitato: quello di ridurre forzosamente il debito, lasciando però l’onere dell’aggiustamento sulle spalle di ciascun singolo paese, senza alcun trasferimento di sovranità fiscale ad un governo federale.
Dietro alle due proposte vi sono quindi due filosofie molto differenti e due diverse visioni dell’Europa: dall'esito delle elezioni europee, potremo forse dedurre quale sarà il futuro dell’Unione Europea e della Moneta Unica.
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