Riforme, arriva il "documento" M5S chiesto dal PD. Renzi preferire continuare a preferire Berlusconi?
Tre settimane fa, quando il Movimento Cinque Stelle aveva finalmente deciso di confrontarsi con Renzi non in stile Grillo (i no a prescindere esibiti dal leader nello streaming di quattro mesi fa), ci eravamo chiesti se c'era davvero possibilità di dialogo tra i due schieramenti (leggi il nostro articolo del 17 giugno). Non potevamo dare una risposta definitiva, ma avevamo evidenziato tre aspetti: 1)la distanza fra le rispettive proposte su legge elettorale e riforme in generale 2)il patto del Nazareno, prioritario per Renzi 3)il calcolo politico dei Cinque Stelle dietro l'apertura al premier.
La netta chiusura del Partito Democratico, che ieri ha negato ai Cinque Stelle un nuovo incontro, confermava molte di quelle premesse. La scusa utilizzata dal PD per far saltare l'incontro sembrava avere le gambe corte. "Non è uno scherzo, sono le regole! Chiediamo un documento scritto per sapere se nel #M5S prevale chi vuole costruire o solo chi urla" il tweet di Matteo Renzi. Documento scritto che non è stato mai richiesto a Silvio Berlusconi: il patto del Nazareno è stato chiuso e rinsaldato in almeno tre occasioni dai due, senza bisogno di streaming o carte firmate. Che ci sia dell'altro in quel patto verbale (la riforma della giustizia) e che Renzi preferisca Berlusconi, come ha scritto ieri Beppe Grillo, è un segreto di Pulcinella.
I punti che dividono Renzi e il M5S sono noti: preferenze, premio di maggioranza, doppio turno, Senato elettivo. La richiesta di un 'documento scritto' somiglia ad una melina per evitare un incontro potenzialmente difficile per il PD, alle prese con una maggioranza per le riforme tutt'altro che coesa e con un premier che non ha dimostrato in passato di essere in grado di fare aperture sull'impianto-base delle 'sue' riforme. Incontro in cui, dopo il 'disgelo' consumato la prima volta, si sarebbe potuto arrivare al dunque su alcune delle questioni elencate prima.
Ma non è un mistero che Renzi voglia chiudere la partita del Senato nelle prossime settimane, prima della pausa estiva e che la posizione del M5S sia stata fin qui più in linea con quella dei dissidenti PD. Andare avanti nel dialogo con Di Maio e soci, come fare una efficace riforma della giustizia (infatti è stata congelata almeno fino a settembre), potrebbe inoltre infastidire Berlusconi. Il quale, silente e mansueto sul capitolo riforme, è più interessato a quello che arriverà fra 10-15 giorni: la sentenza d'appello su Ruby.
Il dialogo Renzi-Cinque Stelle, nato zoppo, sembrava finito su un binario morto. Poi ecco arrivare i 10 sì (alcuni con riserva) nel documento scritto pubblicato sul blog di Grillo. In attesa della reazione di Renzi e del PD, ci sono almeno due risultati politici da registrare.
1) I Cinque Stelle si sono ripresi gran parte di quella visibilità perduta dopo la sconfitta del 25 maggio. Sapevano e sanno che Renzi preferisce Berlusconi, ma hanno adottato, seppur con colpevole ritardo, una strategia politicamente più concreta: confrontarsi, anche duramente e dicendo 'no', ma senza invettive ormai sterili. Grillo complica i piani di Di Maio, scrivendo di "dittatura dell'ebetino" ma viene 'costretto' a precisare "le porte del dialogo restano aperte" per non compromettere il lavoro dei suoi. La conclusione in serata, con il documento richiesto dal PD.
2) Per chi vuole vedere, è palese il diverso atteggiamento di Renzi nei confronti di Berlusconi e dei Cinque Stelle, non sulle proposte (Forza Italia è spaccata e, almeno a parole, fin qui va in ordine sparso) ma sulla convenienza e sui tempi: Renzi ha 'bisogno' di chiudere in fretta sulla riforma della Costituzione (è saltato anche l'incontro con i dissidenti PD) per dare in pasto a giornali e opinione pubblica un risultato anche non definitivo (c'è bisogno di una seconda lettura a distanza di almeno tre mesi dalla prima per approvare una riforma costituzionale). Gli 80 euro non bastano più e i nodi dei conti pubblici presto arriveranno al pettine.
La netta chiusura del Partito Democratico, che ieri ha negato ai Cinque Stelle un nuovo incontro, confermava molte di quelle premesse. La scusa utilizzata dal PD per far saltare l'incontro sembrava avere le gambe corte. "Non è uno scherzo, sono le regole! Chiediamo un documento scritto per sapere se nel #M5S prevale chi vuole costruire o solo chi urla" il tweet di Matteo Renzi. Documento scritto che non è stato mai richiesto a Silvio Berlusconi: il patto del Nazareno è stato chiuso e rinsaldato in almeno tre occasioni dai due, senza bisogno di streaming o carte firmate. Che ci sia dell'altro in quel patto verbale (la riforma della giustizia) e che Renzi preferisca Berlusconi, come ha scritto ieri Beppe Grillo, è un segreto di Pulcinella.
I punti che dividono Renzi e il M5S sono noti: preferenze, premio di maggioranza, doppio turno, Senato elettivo. La richiesta di un 'documento scritto' somiglia ad una melina per evitare un incontro potenzialmente difficile per il PD, alle prese con una maggioranza per le riforme tutt'altro che coesa e con un premier che non ha dimostrato in passato di essere in grado di fare aperture sull'impianto-base delle 'sue' riforme. Incontro in cui, dopo il 'disgelo' consumato la prima volta, si sarebbe potuto arrivare al dunque su alcune delle questioni elencate prima.
Ma non è un mistero che Renzi voglia chiudere la partita del Senato nelle prossime settimane, prima della pausa estiva e che la posizione del M5S sia stata fin qui più in linea con quella dei dissidenti PD. Andare avanti nel dialogo con Di Maio e soci, come fare una efficace riforma della giustizia (infatti è stata congelata almeno fino a settembre), potrebbe inoltre infastidire Berlusconi. Il quale, silente e mansueto sul capitolo riforme, è più interessato a quello che arriverà fra 10-15 giorni: la sentenza d'appello su Ruby.
Il dialogo Renzi-Cinque Stelle, nato zoppo, sembrava finito su un binario morto. Poi ecco arrivare i 10 sì (alcuni con riserva) nel documento scritto pubblicato sul blog di Grillo. In attesa della reazione di Renzi e del PD, ci sono almeno due risultati politici da registrare.
1) I Cinque Stelle si sono ripresi gran parte di quella visibilità perduta dopo la sconfitta del 25 maggio. Sapevano e sanno che Renzi preferisce Berlusconi, ma hanno adottato, seppur con colpevole ritardo, una strategia politicamente più concreta: confrontarsi, anche duramente e dicendo 'no', ma senza invettive ormai sterili. Grillo complica i piani di Di Maio, scrivendo di "dittatura dell'ebetino" ma viene 'costretto' a precisare "le porte del dialogo restano aperte" per non compromettere il lavoro dei suoi. La conclusione in serata, con il documento richiesto dal PD.
2) Per chi vuole vedere, è palese il diverso atteggiamento di Renzi nei confronti di Berlusconi e dei Cinque Stelle, non sulle proposte (Forza Italia è spaccata e, almeno a parole, fin qui va in ordine sparso) ma sulla convenienza e sui tempi: Renzi ha 'bisogno' di chiudere in fretta sulla riforma della Costituzione (è saltato anche l'incontro con i dissidenti PD) per dare in pasto a giornali e opinione pubblica un risultato anche non definitivo (c'è bisogno di una seconda lettura a distanza di almeno tre mesi dalla prima per approvare una riforma costituzionale). Gli 80 euro non bastano più e i nodi dei conti pubblici presto arriveranno al pettine.