Riforme, Grillo incontrerà Renzi. Ma Renzi non cambierà il patto stipulato con Berlusconi sulla legge elettorale.
Manca appena un giorno al vertice sulle riforme istituzionali tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Un incontro voluto fortemente da ampi settori del M5S e chiesto a gran voce da Beppe Grillo in persona la scorsa settimana.
Beppe Grillo avrebbe discusso con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e con il componente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio Danilo Toninelli riguardo la linea da tenere durante il vertice. "Andiamo lì con tanta buona volontà - ha sottolineato Di Maio - e ci aspettiamo tanta buona volontà dal PD. Porteremo lì la nostra legge elettorale e vedremo quali sono le proposte".
LEGGE ELETTORALE - Sotto questo primo profilo, le posizioni di partenza non potrebbero essere più diverse. I democratici insistono, di fatto, sull'Italicum frutto del patto del Nazareno stipulato tra Renzi e Berlusconi: una legge fortemente maggioritaria, che prevede un premio di maggioranza di circa 15 punti percentuali - quindi la maggioranza assoluta dei deputati - alla coalizione che supera il 37% dei consensi. E poi: listini piccoli ma bloccati (anche se il governo ha aperto a modifiche) e soglie di sbarramento piuttosto alte, 4,5% per i partiti coalizzati e 8% per chi corre da solo.
Dall'altra parte c'è la legge elettorale elaborata dal movimento di Grillo e Casaleggio - il cosiddetto "Democratellum" - grazie anche alla consultazione online alla quale hanno partecipato i militanti. Le differenze sono sostanziali: sistema proporzionale in circoscrizioni di dimensioni intermedie che, pur essendo sensibilmente selettivo, consente l'accesso al Parlamento anche alle forze politiche piccole. Inoltre, possibilità per gli elettori non solo di esprimere un voto di preferenza, ma anche di penalizzare i candidati sgraditi, favorendo in questo modo una più diretta responsabilità degli eletti nei confronti degli elettori.
Infine, e qui sta forse l'unico punto di contatto con l'Italicum, il premio di maggioranza: il sistema consente a una forza politica che ottenga attorno al 40% dei consensi di avere oltre il 50% dei seggi.
RIFORME - Non è escluso che, oltre a discutere di legge elettorale, le due forze politiche si confrontino anche su altro, a partire dalla riforma del Senato, strettamente collegata a quella elettorale, dato che l'Italicum vale solo per la Camera. Anche qui le posizioni sono divergenti: Renzi insiste su una camera alta non elettiva che coinvolga gli esponenti degli enti locali (sindaci e consiglieri regionali) mentre Grillo preferisce che i nuovi senatori vengano eletti dal popolo con le preferenze.
Un tema che potrebbe finire al centro della discussione è poi l'immunità, uscita dalla porta nella bozza originaria di riforma e rientrata dalla finestra all'ultimo minuto. Sotto questo aspetto, mentre il fronte pentastellato è granitico nel rigettare qualunque tipo di guarentigia per i futuri inquilini di Palazzo Madama, nel PD c'è maretta: Anna Finocchiaro, la senatrice più in vista del partito, si dice "disgustata dallo scaricabarile" del governo, che ha detto di non volere l'immunità quando in realtà aveva già dato l'ok all'emendamento che la introduce.
INCONTRO INUTILE? NO! - Viste le distanze piuttosto profonde sia sulla legge elettorale sia sul Senato, viene da chiedersi quale sia la reale utilità dell'incontro di mercoledì. Soprattutto per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, erroneamente di aver rifiutato ogni forma di dialogo con Renzi e costringendolo, di fatto, a rivolgersi "al condannato" per avere una sponda in Parlamento.
Il risultato elettorale delle europee, però, ha determinato un repentino cambio di strategia da parte di Grillo e Casaleggio, che ora si dicono pronti a dialogare con il premier. Peccato che l'impianto delle riforme sia oramai definito e vicinissimo all'approvazione: chi butterebbe a mare mesi e mesi di trattative per ricominciare tutto daccapo?
A prescindere dagli esiti dell'incontro, il dialogo e il confronto è comunque necessario e utile per rilanciare e dare un'immagine al Movimento diversa da quella percepita dai cittadini in campagna elettorale.
Si deve trasmettere dunque ai cittadini il messaggio che, il M5S è pronto a collaborare e dialogare per il bene del paese, facendo allo stesso tempo anche opposizione costruttiva.
Beppe Grillo avrebbe discusso con il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio e con il componente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio Danilo Toninelli riguardo la linea da tenere durante il vertice. "Andiamo lì con tanta buona volontà - ha sottolineato Di Maio - e ci aspettiamo tanta buona volontà dal PD. Porteremo lì la nostra legge elettorale e vedremo quali sono le proposte".
LEGGE ELETTORALE - Sotto questo primo profilo, le posizioni di partenza non potrebbero essere più diverse. I democratici insistono, di fatto, sull'Italicum frutto del patto del Nazareno stipulato tra Renzi e Berlusconi: una legge fortemente maggioritaria, che prevede un premio di maggioranza di circa 15 punti percentuali - quindi la maggioranza assoluta dei deputati - alla coalizione che supera il 37% dei consensi. E poi: listini piccoli ma bloccati (anche se il governo ha aperto a modifiche) e soglie di sbarramento piuttosto alte, 4,5% per i partiti coalizzati e 8% per chi corre da solo.
Dall'altra parte c'è la legge elettorale elaborata dal movimento di Grillo e Casaleggio - il cosiddetto "Democratellum" - grazie anche alla consultazione online alla quale hanno partecipato i militanti. Le differenze sono sostanziali: sistema proporzionale in circoscrizioni di dimensioni intermedie che, pur essendo sensibilmente selettivo, consente l'accesso al Parlamento anche alle forze politiche piccole. Inoltre, possibilità per gli elettori non solo di esprimere un voto di preferenza, ma anche di penalizzare i candidati sgraditi, favorendo in questo modo una più diretta responsabilità degli eletti nei confronti degli elettori.
Infine, e qui sta forse l'unico punto di contatto con l'Italicum, il premio di maggioranza: il sistema consente a una forza politica che ottenga attorno al 40% dei consensi di avere oltre il 50% dei seggi.
RIFORME - Non è escluso che, oltre a discutere di legge elettorale, le due forze politiche si confrontino anche su altro, a partire dalla riforma del Senato, strettamente collegata a quella elettorale, dato che l'Italicum vale solo per la Camera. Anche qui le posizioni sono divergenti: Renzi insiste su una camera alta non elettiva che coinvolga gli esponenti degli enti locali (sindaci e consiglieri regionali) mentre Grillo preferisce che i nuovi senatori vengano eletti dal popolo con le preferenze.
Un tema che potrebbe finire al centro della discussione è poi l'immunità, uscita dalla porta nella bozza originaria di riforma e rientrata dalla finestra all'ultimo minuto. Sotto questo aspetto, mentre il fronte pentastellato è granitico nel rigettare qualunque tipo di guarentigia per i futuri inquilini di Palazzo Madama, nel PD c'è maretta: Anna Finocchiaro, la senatrice più in vista del partito, si dice "disgustata dallo scaricabarile" del governo, che ha detto di non volere l'immunità quando in realtà aveva già dato l'ok all'emendamento che la introduce.
INCONTRO INUTILE? NO! - Viste le distanze piuttosto profonde sia sulla legge elettorale sia sul Senato, viene da chiedersi quale sia la reale utilità dell'incontro di mercoledì. Soprattutto per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, erroneamente di aver rifiutato ogni forma di dialogo con Renzi e costringendolo, di fatto, a rivolgersi "al condannato" per avere una sponda in Parlamento.
Il risultato elettorale delle europee, però, ha determinato un repentino cambio di strategia da parte di Grillo e Casaleggio, che ora si dicono pronti a dialogare con il premier. Peccato che l'impianto delle riforme sia oramai definito e vicinissimo all'approvazione: chi butterebbe a mare mesi e mesi di trattative per ricominciare tutto daccapo?
A prescindere dagli esiti dell'incontro, il dialogo e il confronto è comunque necessario e utile per rilanciare e dare un'immagine al Movimento diversa da quella percepita dai cittadini in campagna elettorale.
Si deve trasmettere dunque ai cittadini il messaggio che, il M5S è pronto a collaborare e dialogare per il bene del paese, facendo allo stesso tempo anche opposizione costruttiva.