Confusione in casa PD che fa saltare l'incontro con il M5S.
Di Maio (M5S): “Gli accordi erano diversi”
Soltanto a mezzogiorno, Di Maio, pur esprimendo tutto il suo rammarico per il mancato incontro, aveva lasciato la porta socchiusa. «Da ora in poi parleremo solo con Renzi, nel Pd gli altri non sono affidabili, siamo esterrefatti», ha sottolineato il vicepresidente della Camera, raccontando come dai due vicesegretari dem, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani siano arrivati notizie diverse sull’incontro che doveva tenersi oggi pomeriggio alle 15. Ora aspettiamo quali sono le reazioni dall’altra parte», dice Di Maio, «non c’è nessuna volontà di far saltare questo tavolo». «Il nostro è stato un weekend di lavoro per cercare di mettere a punto le nostre proposte». Tra queste il nodo delle preferenze. Per il M5S «i cittadini devono poter scegliere e noi vogliamo dal Pd una risposta chiara su questo», puntualizza il vicepresidente della Camera nel corso della conferenza stampa a Montecitorio.
Il Pd alla resa dei conti coi «dissidenti»
Al di là dello scontro tra Pd-M5S, questa settimana sarà decisiva per le riforme costituzionali a partire da quella elettorale, con l’approdo in Aula del disegno di legge Boschi. E il dibattito interno al Partito democratico sulla riforma del meccanismo di voto si è riacceso. Dopo le critiche di Pier Luigi Bersani, ieri è stato Gianni Cuperlo, leader di SinistraDem, a respingere al mittente le critiche di chi a Largo del Nazareno definisce frenatori quanti esprimono posizioni divergenti rispetto alla linea dei vicesegretari e del premier. Renzi non ha intenzione di cedere: «Siamo ad un bivio, adesso ognuno deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni», è la sfida che questa sera, all’assemblea del gruppo, Matteo Renzi lancerà alla ventina di dissidenti dem che minacciano di votare contro il Senato delle Autonomie.
Soltanto a mezzogiorno, Di Maio, pur esprimendo tutto il suo rammarico per il mancato incontro, aveva lasciato la porta socchiusa. «Da ora in poi parleremo solo con Renzi, nel Pd gli altri non sono affidabili, siamo esterrefatti», ha sottolineato il vicepresidente della Camera, raccontando come dai due vicesegretari dem, Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani siano arrivati notizie diverse sull’incontro che doveva tenersi oggi pomeriggio alle 15. Ora aspettiamo quali sono le reazioni dall’altra parte», dice Di Maio, «non c’è nessuna volontà di far saltare questo tavolo». «Il nostro è stato un weekend di lavoro per cercare di mettere a punto le nostre proposte». Tra queste il nodo delle preferenze. Per il M5S «i cittadini devono poter scegliere e noi vogliamo dal Pd una risposta chiara su questo», puntualizza il vicepresidente della Camera nel corso della conferenza stampa a Montecitorio.
Il Pd alla resa dei conti coi «dissidenti»
Al di là dello scontro tra Pd-M5S, questa settimana sarà decisiva per le riforme costituzionali a partire da quella elettorale, con l’approdo in Aula del disegno di legge Boschi. E il dibattito interno al Partito democratico sulla riforma del meccanismo di voto si è riacceso. Dopo le critiche di Pier Luigi Bersani, ieri è stato Gianni Cuperlo, leader di SinistraDem, a respingere al mittente le critiche di chi a Largo del Nazareno definisce frenatori quanti esprimono posizioni divergenti rispetto alla linea dei vicesegretari e del premier. Renzi non ha intenzione di cedere: «Siamo ad un bivio, adesso ognuno deve assumersi la responsabilità delle proprie azioni», è la sfida che questa sera, all’assemblea del gruppo, Matteo Renzi lancerà alla ventina di dissidenti dem che minacciano di votare contro il Senato delle Autonomie.